giovedì 2 luglio 2009

Every time you drop a bomb.

La situazione politica italiana è alquanto allarmante.
L'avanzato e trascurato stato di censura ormai è percepito da qualsiasi cittadino.
Vada dal caso televisivo di Minzolini, ai milioni di casi di ogni giorno su facebook.
I primi si sa dovrebbero fare urlare tutta la nazione, e invece urlano solo i soliti "eversivi", mentre i secondi dovrebbero creare molto più scalpore.
In facebook è alquanto difficile trovare tracce di una conversazione, riguardante il governo, del giorno precedente.
Puntualmente queste scompaiono lasciando in evidenza solo il link al video o all'articolo.
Siamo capaci di mobilitarci in milioni contro le bombe in Iraq e le guerre preventive, contro la censura di questi giorni imposta in Iran sui mezzi di stampa, sulla televisione e appunto sul web, ma non ci accorgiamo mai di casa nostra.
Ogni volta che qualcuno viene censurato, e gli viene cosi proibita la pubblicazione del proprio libero pensiero è come se deflagrasse una bomba.
Un'esplosione che tutti dovrebbero sentire e da cui tutti dovrebbero prendere le distanze e indignarsi; questa negazione è la mancanza di libertà di espressione.
Hanno paura delle nostre idee, hanno paura perché abbiamo cominciato ad informarci in tanti e con facebook la tua idea viene amplificata ai tuoi amici.
Hanno paura perché a noi non è passato il loro messaggio che in politica sono tutti ladri uguali.
I gruppi inneggianti al duce e al razzismo rimangono le conversazioni no; vogliono punire chi usa il cervello.
Noi abbiamo la ragione ,le idee e la storia dalla nostra parte; loro l'odio infondato nei nostri confronti, tanti soldi e tanti interessi da difendere.
Informatevi più che potete per un futuro migliore, per essere i padrini recostituenti del futuro, siamo i nuovi partigiani e riporteremo all'antico lustro la nostra bene amata Italia.

martedì 19 maggio 2009

La curiosità ci divorava.

Ogni volta che succede qualcosa che potrebbe scalfire l'alone di santità del nostro premier, in Italia succede sempre qualcosa di più importante.
Fatalità!

venerdì 15 maggio 2009

Andrò sempre più giù, dove non serve tenere gli occhi aperti.

Forse non dovremmo tanto indignarci per a faccenda dei due barconi respinti dale coste italiane.
Cioè anche a quei pochi che chiedevano asilo politico cosa li si poteva offrire?
Se tutto va bene arrivavano da paesi con più libertà di informazione rispetto a noi.
Gli immigrati che vanno in altri paesi e hanno la fortuna di integrarsi (non siamo l'unico paese ad essere razzista) piano piano diventano parte della nazione stessa, fanno parte dello stesso tessuto sociale.
Prendono gli stessi autobus, mangiano nei stessi ristoranti, bevono nello stesso pub, leggono gli stessi giornali e guardano le stesse televisioni.
Capito dove voglio arrivare?
Noi agli immigrati , oltre che sfruttarli (ho fatto molti lavori umili e i miei colleghi erano sempre più stranieri che italiani) non abbiamo molto da offrirgli.
Magari si compreranno il macchinone per assomigliare all'italiano medio, o gireranno con vestiti firmati di dubbio gusto e si riempiranno d'oro (tipico di africani e est europei), ma culturalmente per farli integrare cosa offriamo?
A meno che uno se la cerchi l'integrazione tipo partecipando a dibattiti o scrivendosi a qualche associazione, ma nulla di più.
Quella che arriva spontaneamente, naturalmente, e piano piano dall'informazione e dai giornali a noi manca.
E scusate se è poco.
Io non riuscirei a vedere tunisini sfogliare la Padania, o rumeni leggere Il giornale.
Non sopporterei l'idea di vedere immigrati che si mettono ad imitare i furbetti de noantri, l'esempio peggiore e più facile da seguire.
Credetemi riportiamoli in Libia che forse è meglio sia per loro che per noi.
E se qualcuno si preoccuperà per derive xenofobe, stiamo tranquilli che non si riferiranno a noi.

venerdì 24 aprile 2009

Se andrà all'inferno ci andrà col gilet .




Magari avrei dovuto scrivere un post un po' di tempo fa, di certo di avvenimenti ce ne sono stati molti, ma ho avuto un po' di problemi e soprattutto poca voglia.
Poi sono rimasto senza pc per due mesi , quindi..
Ora per qualche anno non dovrei avere problemi per quanto riguarda hardware e software; cosi si spera.
Potevo scrivere della condanna Mills, del passaggio di consegne (!) tra Veltroni e Franceschini, della vittoria di Berlusconi in Abruzzo o di quella in Sardegna (e io che nei sardi ci speravo), oppure negli ultimi tempi di Obama, di Wired, del terremoto in Abruzzo o dell'ultimissima chicca del nostro presidente che vuole trasferire il g8 dalla Maddalena all'Aquila, alla faccia dell'elettorato isolano.
Invece posto oggi perché ieri sera sono andato a sentir parlare un uomo per 4 ore.
Non un politico, non un comico, non un giornalista, non un cantante, non un vip, ma un cittadino come me che però,fa da anni cittadinanza attiva, e tramite il suo blog è riuscito a farsi un pubblico, che dire di nicchia è poco, e che gli ha permesso di pubblicare un libro.
Sto parlando di Piero Ricca e del suo "Alza la testa"; anche se del libro durante l'incontro parlerà una sola volta, senza farsi pubblicità o pregare di comprare il libro.
Arrivo alle 9 puntuali nel punto predefinito per l'incontro, sperando di trovare un posto a sedere immaginando adunate come agli incontri con Marco Travaglio e invece, trovo una saletta con una cinquantina massimo di sedie, delle quali alcune vuote che resteranno tali per tutta la durata dell'incontro.
L'appuntamento è completamente gratuito e la lezione di senso civico e morale sfiora vette irraggiungibili.
Piero, a cui ho semplicemente chiesto di poter stringere la mano a fine serata, è una di quelle persone che staresti ad ascoltare per ore, è tremendamente realista e quindi oggigiorno pessimista, che però ti danno la forza di provarci, quelle persone che ti rendono fiero di essere italiano.
Una volta erano Dante e Boccaccio, poi magari ci scappava qualche politico come Pertini o Berlinguer, oggi ci sono rimasti cantautori indipendenti e contestatori.
Lui non si vergogna giustamente a definirsi contestatore, anzi afferma che chi contesta garantisce una pluralità di informazioni che sono alla base di una democrazia; certo che le contestazioni devono essere basate su fatti reali, il che necessita di buona memoria,cosa di cui Piero non difetta alla pari del già citato Marco Travaglio.
Con lui ha parecchie similitudini, in primis chiarisce quanto sia importante riscoprire il valore delle parole, arrivando ad invitare le persone ad un uso più frequente del vocabolario.
La discussione scende in scenari più approfonditi riguardanti la giustizia, le leggi, i poteri economici, il conflitto di interessi,le banche, Belusconi, il Berlusconismo, l'anti-Berlusconismo,la sinistra ecc.
Discorsi non nuovi certo, ma non essendo mai passata la crisi della politica italica,sempre attuali,rinnovati ed aggiornati.
Ricca parla con un linguaggio da fare invidia a qualsiasi giornalista o politico, capacità di vocaboli illimitati, e padronanza di linguaggio.
Grazie a metafore e sinonimi riesce a farti capire alla perfezione cosa intende,e riesce a dare il giusto tocco di oscurità o benevolenza a situazioni, per far si di renderle più esplicite: "quali strani ricatti si tramano nel retrobottega dell'ambiente bancario italiano".
Da molto peso alle parole e se tutti facessimo come lui probabilmente ci prenderebbero meno per il culo tutti,politici e giornalisti compresi.
Non contenti del disfattismo odierno e futuro cadiamo nel girone più buio dell'inferno Dantesco quando guardandoci negli occhi tra i presenti non troviamo una sola figura o straccio d'uomo su cui poter confidare nella creazione di un grande partito riformista italiano.
Si finisce a sperare nel buon Di Pietro che però risulta molto simile per il modo di condurre il partito proprio a quell'omino schifoso che da 15 anni ha le redini del potere mediatico, politico ed economico.
Piero ricca è un'uomo molto indipendente e obiettivo, coglie lati positivi e negativi in tutto e soprattutto non sembra avere particolari forme di segugismo al contrario delle varie associazioni grillistiche che comunque sono utili e pregevoli.
Prende giustamente le distanze dalla politica odierna,dai giornali dai gruppi di potere e ci tiene a tenere la distanza anche da Grillo, Travaglio o da politici come Di Pietro.
Alla fine dell'incontro vorrei porgli delle domande, tipo sulla vicenda Buffone o Puffone, e su che cosa faccia di mestiere nella vita, ma non vorrei risultare fuori tema e scontroso; gli chiedo solo se posso stringerli la mano, ci guardiamo negli occhi, gli strappo un sorriso e vado verso casa sulle mie.
Piero Ricca non è un filosofo o un intellettuale, in un 'altro paese sarebbe un blogger comune e probabilmente al di là delle sue irruzioni filmate su youtube non sarebbe andato oltre come libri o incontri.
L'oligarchia gioca brutti scherzi, porta semplici contestatori a eroi di gioventù, che però ci fanno sentire più italiani, più informati, più vogliosi di cambiamento e, sotto sotto, meno soli e diversi in mezzo a tutto questo populismo neo fascistoide italico particolarmente adatto alla mia padova.

domenica 4 gennaio 2009

Nobody learns no nothin' from no history!




Io: "Ma secondo lei è meglio in Italia o qui a Brema?"
Signore: "Voi in Italia fate sempre il solito errore di votare Silvio Berlusconi.."

Qualche scambio di pensiero tra espatriati in cerca di fortuna negli anni 70 e giovani italiani che fanno il capodanno all'estero ma sono inseguiti dalla politica.
E' un segnale? Bisogna darsi da fare tutti, io per primo..

Bellissima città Brema, la consiglio a tutti.
Una piccola Praga.