venerdì 15 maggio 2009

Andrò sempre più giù, dove non serve tenere gli occhi aperti.

Forse non dovremmo tanto indignarci per a faccenda dei due barconi respinti dale coste italiane.
Cioè anche a quei pochi che chiedevano asilo politico cosa li si poteva offrire?
Se tutto va bene arrivavano da paesi con più libertà di informazione rispetto a noi.
Gli immigrati che vanno in altri paesi e hanno la fortuna di integrarsi (non siamo l'unico paese ad essere razzista) piano piano diventano parte della nazione stessa, fanno parte dello stesso tessuto sociale.
Prendono gli stessi autobus, mangiano nei stessi ristoranti, bevono nello stesso pub, leggono gli stessi giornali e guardano le stesse televisioni.
Capito dove voglio arrivare?
Noi agli immigrati , oltre che sfruttarli (ho fatto molti lavori umili e i miei colleghi erano sempre più stranieri che italiani) non abbiamo molto da offrirgli.
Magari si compreranno il macchinone per assomigliare all'italiano medio, o gireranno con vestiti firmati di dubbio gusto e si riempiranno d'oro (tipico di africani e est europei), ma culturalmente per farli integrare cosa offriamo?
A meno che uno se la cerchi l'integrazione tipo partecipando a dibattiti o scrivendosi a qualche associazione, ma nulla di più.
Quella che arriva spontaneamente, naturalmente, e piano piano dall'informazione e dai giornali a noi manca.
E scusate se è poco.
Io non riuscirei a vedere tunisini sfogliare la Padania, o rumeni leggere Il giornale.
Non sopporterei l'idea di vedere immigrati che si mettono ad imitare i furbetti de noantri, l'esempio peggiore e più facile da seguire.
Credetemi riportiamoli in Libia che forse è meglio sia per loro che per noi.
E se qualcuno si preoccuperà per derive xenofobe, stiamo tranquilli che non si riferiranno a noi.

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